Al giorno d’oggi si definisce economia verde (in inglese green economy), o più propriamente economia ecologica, un modello teorico di sviluppo economico che prende origine da una analisi econometrica del sistema economico dove oltre ai benefici (aumento del Prodotto Interno Lordo) di un certo regime di produzione si prende in considerazione anche l’impatto ambientale cioè i potenziali danni ambientali prodotti dall’intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, passando per il loro trasporto e trasformazione in energia e prodotti finiti fino ai possibili danni ambientali che produce la loro definitiva eliminazione o smaltimento. Tali danni spesso si ripercuotono, in un meccanismo tipico di retroazione negativa, sul PIL stesso diminuendolo a causa della riduzione di resa di attività economiche che traggono vantaggio da una buona qualità dell’ambiente come agricoltura, pesca, turismo, salute pubblica, soccorsi e ricostruzione in disastri naturali.
Questa analisi propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica in grado di ridurre il consumo d’energia, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli, ecc.) e i danni ambientali promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile attraverso l’aumento dell’efficienza energetica e di produzione che produca a sua volta una diminuzione della dipendenza dall’estero, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’inquinamento locale e globale, compreso quello elettromagnetico, fino all’istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura servendosi prevalentemente di risorse rinnovabili (come le biomasse, l’energia eolica, l’energia solare, l’energia idraulica) e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale evitando il più possibile sprechi di risorse. Si tratta dunque di un modello fortemente ottimizzato dell’attuale economia di mercato almeno nei suoi intenti originari.
L’uomo moderno ha perso contatto con la natura ma ha anche dimenticato i ritmi della natura, a causa di un organizzazione troppo razionale della vita, vi sono richiami quando si tratta di alimentazione , di riproduzione o di adattamento , il dominio sulla natura ha portato l’uomo a prescindere quasi completamente dai vincoli e dai ritmi naturali.
Il fattore critico è determinato dal “biologismo sociale” ove il principio di base è l‘adattamento della specie all’ambiente , una visione meno dura di ciò si incentra sulla sacralizzazione della natura .
La natura di per sé è bella da vedere e vivere , perché lascia l’uomo stupito d’innanzi alle forme originali presenti nella natura. La classica divisione del giardino all’italiana e del giardino all’inglese richiama la diversa valenza estetica delle forme della natura, nella seconda è apprezzata perché si manifesta in forme spontanee e non modificate dall’intervento dell’uomo.
La funzione fisico-emozionale rimanda ad un contatto diretto con l’ambiente natura , infatti l’uomo ne ricerca l’immersione in esso ; per vivere questi significati è necessaria una presenza fisica all’interno dell’ecosistema naturale. Dunque non si tratta tanto di valorizzare i beni naturali ma di viverli da dentro , solo allora le sensazioni saranno appropriate , solo cosi l’uomo potrà vivere e gustare effettivamente la natura.